Film

The Hateful Eight

Poco tempo dopo la fine della guerra civile americana, sulle aspre montagne innevate del Wyoming, si incrociano i destini di due gruppi distinti di persone. Alla Merceria di Minnie cercano rifugio dalla tempesta il cacciatore di taglie John Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue, l’ex militare di colore Marquis Warren, il nuovo sceriffo della città di Red Rock ed ex soldato dell’esercito sudista Chris Mannix e l’autista della carovana, tale O.B.
Poco prima di loro, si sono accampati nello stesso rifugio un altro ex generale confederato, il boia di Red Rock Oswaldo Mobray (lo stesso che dovrà giustiziare la prigioniera di John Ruth), un cowboy e un messicano di nome Bob, che gestisce la locanda in assenza della proprietaria e del marito.

Queste persone, che si ritrovano per necessità a dover convivere per almeno un paio di giorni, scopriranno di avere delle conoscenze in comune, un passato da rivendicare e dovranno sopravvivere alla propria diffidenza nei confronti dell’altro.

I brutti ceffi protagonisti di questa storia sono 8 come i film da regista di Quentin Tarantino, che in questo The Hateful Eight gioca moltissimo sui dialoghi e sulla caratterizzazione dei personaggi. Lasciando in secondo piano le ambientazioni (solo due in tutto il film: la strada innevata che percorre la diligenza e il locale di Minnie in cui si rifugiano i protagonisti), Tarantino imbastisce una trama complessa che sarà svelata poco alla volta come in un romanzo di Agatha Christie e lo fa in 180 minuti, che sembreranno un’eternità per i primi capitoli ma che scorreranno benissimo man mano che ci avviciniamo ai titoli di coda.

Impreziosito dalle musiche di uno che di western se ne intende come Ennio Morricone, The Hateful Eight conferma (se ce ne fosse stato bisogno) il talento eccentrico di Tarantino, che rende di nuovo omaggio ad un genere già celebrato con il precedente Django Unchained.
Ultima chicca: Tarantino ha girato la pellicola in due diversi formati: in 70mm ed in digitale.

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