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Marvel’s Luke Cage

luke cage

Il fortunato connubio tra due re, quello dello streaming Netflix e quello dei fumetti Marvel, continua e non perde colpi. Quasi alla fine di questo 2016 abbiamo conosciuto il terzo protagonista del ciclo di supereroi scelti per questo tipo di distribuzione. Siamo rimasti stupiti dalla qualità di Daredevil, di cui abbiamo apprezzato il tono dark e l’umanità di un eroe senza paura ma dal forte senso della giustizia; abbiamo applaudito a Jessica Jones, eroina senza più cappa alle prese con un vero e proprio stress post traumatico ed un villain terribilmente vicino alla vita reale; ora facciamo finalmente la conoscenza con Luke Cage. Lo abbiamo intravisto nei primi episodi di Jessica Jones, omone dal grande cuore ma fisicamente indistruttibile, tormentato dalla morte dell’amata moglie e indeciso se scendere attivamente in campo contro i criminali di New York.

 

È proprio New York il filo conduttore di questo esperimento Netflix-Marvel: Daredevil e Jessica vivono a poche strade di distanza l’uno dall’altra, nel quartiere di Hell’s Kitchen, mentre il buon Luke, escluse le visite allo stesso quartiere, si nasconde nella non troppo lontana Harlem, zona storicamente a prevalenza nera, anche come tradizioni e cultura. In questa Harlem dei giorni nostri vediamo come politica e malaffare si intreccino a maglie molto strette, soprattutto quando candidati al consiglio comunale e gangster di strada hanno un legame diretto di sangue. Cornell Stokes (Mahershala Ali), detto Cottonmouth, ex teppistello di strada dalla vita difficile, è ormai un criminale navigato, deciso a riscattare il suo passato diventando il re indiscusso del popoloso quartiere (un solo quartiere della Grande Mela é grande quanto una nostra città, ricordiamocelo), contando anche sull’appoggio della politica locale. Egli finanza infatti la campagna elettorale della cugina Mariah Dillard (Alfre Woodard), la cui crisi di coscienza nell’accettare denaro sporco per far carriera dura sì e no un quarto d’ora.

Luke (Mike Colter) si trova coinvolto in questo clima nonostante cercasse in tutti i modi di nascondersi. Vittima tempo prima del sabotaggio di un esperimento scientifico, il mite Luke aveva acquisito il superpotere di un’epidermide indistruttibile, anche a prova di proiettile, unita ad una forza a dir poco sovrumana. Un tragico incidente (che ci racconta egli stesso in un episodio di Jessica Jones) ha ucciso l’amata moglie e da allora il suo tormento interiore sembra divenuto insostenibile. Luke ad Harlem si mantiene facendo due lavori, uno nel salone dell’amico Pop, barbiere di quartiere che cerca di tenere i ragazzini lontani dalla strada e l’altro come lavapiatti nel locale di Cottonmouth. Questi due mondi collideranno inevitabilmente nel momento in cui Pop deciderà di dare rifugio ad un giovanissimo sicario accusato di aver sottratto dei soldi allo stesso Cottonmouth. Stanco di assistere passivamente a violenze di ogni genere per le strade di Harlem e spronato da alcune importanti figure di riferimento, sostanzialmente mentori, Luke inizierà un percorso di crescita interiore e accettazione del suo nuovo corpo indistruttibile. A contribuire attivamente a questa evoluzione saranno, loro malgrado, anche i villain: il già citato Cottonmouth ma anche alcuni importanti comprimari come Shades e Diamondback.

Il primo eroe afroamericano dell’universo Marvel ad aver avuto un fumetto tutto per sé rappresenta l’incarnazione dell’eroe senza maschera, che abbraccia gradualmente il suo destino e la sua missione salvifica. Daredevil si cuce addosso un costume su misura ed un’identità alternativa, Jessica ha appeso il costume al chiodo senza troppi rimpianti e Luke Cage sceglie di non avere maschere, ma una missione altrettanto nobile: il riscatto sociale, l’uguaglianza e il ripristino di una coscienza di legalità che ad Harlem sembra scomparsa del tutto, tra corruzione e l’assenza di prospettive.

 

13 episodi canonici, legati indissolubilmente l’uno all’altro, da guardare con voracità come nel costume Netflix. Scuri e impregnati di musica Hip Hop tanto quanto di simbologia e riferimenti alla cultura black, questi episodi non hanno un ritmo incalzante ma mantengono altissimi gli standard qualitativi a cui eravamo abituati. I riferimenti a Daredevil e Jessica Jones ci sono e sono sapientemente dosati; a fare da collante ancora una volta l’infermiera Claire Temple (Rosario Dawson), donna forte e indipendente come un’altra protagonista di Luke Cage: la detective Misty Knight (Simone Missick).

Ora non ci resta che aspettare il prossimo capitolo di questo eccelso connubio: appuntamento con Iron Fist nel 2017, per poi applaudire a The Defenders, miniserie corale in cui vedremo tutti questi eroi di strada insieme a combattere il crimine.

 

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