Serie TV

1992

1992

Dopo il successo internazionale di Gomorra, il panorama televisivo italiano ci riprova e tenta di rappresentare sul piccolo schermo un’altra brutta pagina della storia recente: lo scandalo di Tangentopoli.
Che fossimo già nati, troppo piccoli per capire o già adulti consapevoli, sappiamo bene tutti quanto le inchieste di Mani Pulite abbiano sconvolto la società italiana negli anni a venire, nella politica e nel costume. Una pagina importante che Stefano Accorsi ha deciso di raccontare in maniera piuttosto fedele, romanzandola il giusto, quanto basta per riuscire a raccontare tutte le sfumature dell’Italia appena uscita dai ricchi e scintillanti anni ’80.

Sebbene i personaggi appaiano stereotipati e poco veraci, nel “minestrone” ci sono tutti: dall’imprenditore avido e corrotto alla soubrette che vuole sfondare in televisione, dal magistrato frustrato al fantomatico “cavaliere” spesso presente ma mai di persona negli eventi narrati. Le ragazze di Non è La Rai rappresentano il peggio della gioventù e per fare successo in televisione basta avere i giusti agganci; per incastrare il politico corrotto si ricorre ad ogni stratagemma e per uno scoop i giornalisti sarebbero disposti a vendere un rene.
Non mancano gli eccessi nemmeno nelle tematiche “secondarie” inserite nella storia. Abbiamo di tutto: dalla crisi economica allo scandalo del sangue infetto, dalla droga e l’AIDS fino alla disfatta della Democrazia Cristiana e la nascita di movimenti popolari come la Lega Nord.

Decisamente troppa carne al fuoco per un prodotto che nelle intenzioni di Accorsi e del team di autori composto anche da Alessandro Fabbri, Stefano Sardo e Ludovica Rampoldi doveva richiamare le atmosfere e lo stile di Mad Men, discostandosi quindi dal genere ormai collaudato della fiction all’italiana, di cui, francamente, non sono mai riuscita a trovare alcun pregio.

Ma se il desiderio di portare lo stile di Mad Men nel Bel Paese si nota negli sforzi di regia e montaggio, quello che stona è l’effetto “teatrale” generale. Le storie di diversi personaggi che scorrono apparentemente parallele ma che invece si intrecciano inevitabilmente nella storia principale, che coinvolse nella realtà tutta la penisola tra indagati, accusatori ed indignati, sono ben gestite e raccontate con il giusto tono.

La colonna sonora è frutto di un’attenta ricerca ed è onnipresente: tante canzoni significative e famose anche oggi, che sottolineano ogni momento in cui non ci sono dialoghi. Tutto il cast sembra voler dimostrare di essere fresco di studi all’accademia di alta recitazione drammatica, misurando espressioni ed impostazione della voce ad ogni battuta (eccezion fatta per Tea Falco, incomprensibile sotto ogni punto di vista).

Si apprezza quindi lo sforzo e si plaude al gran lavoro fatto, augurando a questa fiction prodotta da Wildside in collaborazione con Sky e LA7 di bissare il successo internazionale di Romanzo Criminale e di Gomorra.

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