Monthly Archives: Aprile 2014

Che la Tv inglese spesso  sforna dei piccoli capolavori è risaputo e Last Tango in Halifax rientra perfettamente nei canoni.
Celia Dawson (Anne Reid) e Alan Buttershaw (Derek Jacobi) sono due adorabili vedovi settantenni che si ritrovano dopo decenni grazie ad un profilo su Facebook, decidono di incontrarsi e si rendono immediatamente conto che l’amore che provavano l’uno per l’altra in gioventù non è mai svanito e per questo decidono senza ulteriore indugio di sposarsi.
A far da cornice a questa dolcissima e delicata storia d’amore,girano le vicende delle famiglie dei due arzilli vecchietti in particolare di Gillian (Nicola Walker) figlia di Alan con un passato tumultuoso e Caroline (Sarah Lancashire),figlia di Celia che nel corso delle stagioni riesce ad uscire da un matrimonio oppressivo ed abbracciare i propri sentimenti per una collega.
A parte il cast eccezionale, questa piccola gemma riesce ad affascinare lo spettatore grazie alla semplicità delle storie narrate(le quali hanno anche dei risvolti noir) e la caratterizzazione puntigliosa e coinvolgente di ogni personaggio.
Delizioso,assolutamente delizioso.

Serie televisiva dalla produzione travagliatissima ( cancellata dopo le prime due stagioni a causa dei bassi ascolti e acquistata e prodotta da Netflix in collaborazione con la AMC per farne una terza,cancellata nuovamente alla fine di quest’ultima e dato invece l’annuncio che ci sarà una quarta stagione di solo 6 episodi), è un remake della più cupa Forbrydelsen svedese. La protagonista è Sarah Linden (Mireille Enos) che insieme al collega Stephen Holden (Joel Kinnaman),deve risolvere l’intricato caso della scomparsa (poi omicidio) della giovane Rosie Larsen (Katie Findlay); la particolarità di questo angosciante ed a tratti ossessivo procedural sta nel fatto che ogni puntata gira intorno ad una sola giornata d’indagine,evitando quindi che si risolva tutto nel giro dei canonici 45 minuti,puntando molto sulle reali delle emozioni dei protagonisti,sulla loro introspezione e,sopratutto,analizzando come un singolo fatto criminoso possa sconvolgere la vita dei familiari della vittima,alterandone l’equilibrio,e anche di tutti coloro che in un modo o nell’altro si trovano invischiati nelle indagini. Ottima interpretazione per i due protagonisti, prodotto avvincente ed accattivante anche se con un imperdonabile cliffhanger a conclusione della prima stagione. Il caso in sè assume una forma di contorno,soppiantato dall’evoluzione dei personaggi che risulta essere più accattivante ed intrigante.

Gabriel Vaughn (Josh Holloway) è un Robocop dei tempi nostri con un chip supermegafigo impiantato nel cervello che gli permette di connettersi a qualsiasi rete,comprese wifi,reti cellulari e satellitari scoprendo quindi in un istante anche quante penne al pomodoro ha mangiato a pranzo la persona che gli sta davanti. Nel proprio lavoro di intelligence viene affiancato dall’agente operativo Riley Neal (Meghan Ory) che ha lo scopo di proteggerlo e dall’agente dell’FBI Chris Jameson (Michael Rady). Dire che vale la pena di dargli un’occhiata solo per affetto verso Josh Holloway non sarebbe sbagliato;per il resto niente di nuovo. Passabile ma abbastanza noioso.

Su Ellen Sanders (Toni Collette) ottimo chirurgo,incombe l’onere di operare sul Presidente degli Stati Uniti. A causa di questo si troverà invischiata in un complesso intrigo politico ( che assumerà man mano connotati sempre meno politici e sempre più legati ai cavoli propri dei personaggi).
Quando la sua famiglia viene presa in ostaggio al fine di convincerla ad uccidere il Presidente,per la dottoressa inizierà un gioco molto pericoloso al fine di salvare sè stessa e i suoi cari.
Serie Tv che dopo poche puntate abbastanza buone e che sapevano rivaleggiare con il ben più acclamato The Blacklist in onda nello stesso periodo, si perde  nella banalità più totale e nella noia becera tanto che sarei davvero sorpresa se venisse rinnovata per una seconda stagione.

Protagonisti di questa complessa ed emozionante serie sono Carrie Mathison ( Claire Danes) e Nicholas Brody ( Damian Lewis); lei analista del Federal Bureau of Investigation bi-polare ma geniale nel suo lavoro,lui marine che viene liberato dopo otto anni di prigionia di Iraq ed immediatamente accolto in patria con tutti i fasti dell’occasione e proclamato eroe nazionale.
Carrie ritiene però (ed inizialmente è l’unica) che Brody convertendosi all’Islamismo sia diventato un doppio agente per conto di Al Queda; per provare questa sua tesi ricorrerà ad ogni mezzo,temendo un imminente attacco sul suolo americano.
Prodotto mozzafiato in ogni suo aspetto e in ogni puntata lascia lo spettatore con più domande che risposte; la prima stagione assolutamente fenomenale,la seconda più tranquilla ma ancora godibilissima,la terza si è persa nei meandri di sè stessa ed è quasi impossibile che riuscirà ad uscirne.
Assistere al tracollo di una delle maggiori sorprese televisive degli ultimi anni lascia l’amaro in bocca ma si può sempre sperare in un futuro migliore.

Serie tv che in realtà è un prequel del prequel ( si colloca cronologicamente prima delle vicende di “Red Dragon” che a sua volta si collocano prima de “The Silence of the Lamb”), si concentra sul complicato rapporto di amicizia/stima/sospetto/orrore tra Will Graham (Hugh Dancy) profiler dell’FBI con il dono di entrare totalmente in sintonia con  il soggetto ignoto di cui sta effettuando il profilo, e l’affascinante ma ambiguo Dr. Hannibal Lecter (Mads MIkkelsen). Il rapporto tra i due si consolida a tal punto che,quando Will dovrà individuare l’autore di alcuni efferati delitti,calandosi completamente nella mente dell’assassino e per questo essere quasi spinto alla follia,il solerte dottor Lecter ne diverrà lo psichiatra e confidente,perseguendo in realtà un proprio gioco perverso con la mente del profiler. Cruda e brillante nella regia e nella recitazione,pecca spesso di una trama eccessivamente nebulosa e cervellotica che lascia lo spettatore  confuso su punti basilari dell’intreccio narrativo.

Comedy deliziosa ambientata durante i mitici anni ’80;segue le vicende della famiglia Goldbergs documentate dalle riprese della sempre presente videocamera del figlio minore Adam ( il cui personaggio è basato sul creatore Adam F. Goldgergs).
Divertente seppur non estremamente originale.

Quella che è stata una serie evento e che,nel bene e nel male,ha portato una ventata di novità all’ormai stantio panorama dei teen drama,è ora diventato un’ombra di sè stessa. Will Shuester (Matthew Morrison),insegnante di spagnolo ma ancora sognatore al liceo McKinley,vuole riportare agli antichi fasti il Glee Club dell’istituto,fondando il gruppo musicale “New Directions”. Benchè inizialmente le adesioni a questo club di canto corale siano estremamente ridotte,ben presto gli studenti più bisognosi ed esclusi dalle gerarchie sociali che si instaurano nelle scuole, trovano nel Glee Club un rifugio sicuro dove poter finalmente forgiare amicizie,amori ed anche esplorare sè stessi. La vera rivoluzione di Glee è stata non solo quella di introdurre numeri musicali random eseguiti dai membri delle New Directions ma sopratutto esplorare tematiche attuali che affliggono adolescenti in tutto il mondo e che spesso e volentieri vengono insabbiate e dimenticate, per far posto al nuovo romanzetto sui vampiri o alla storiella d’amore impossibile. Purtroppo di tutto ciò che aveva reso Glee un appuntamento settimanale da non perdere non è rimasto che il ricordo, a causa di episodi su episodi senza alcun senso logico e storyline al limite del grottesco. L’affetto per i personaggi rimane,quello sempre.

Quando sono venuta a conoscenza dell’esistenza di questa serie,il mio primo pensiero è stato “vedrai che pupazzone pieno di luoghi comuni verrà fuori”. Ho dovuto ampiamente ricredermi.
La storia ruota intorno alle figure di Stephanie Fosters (Teri Polo) e Lena Adams (Sherri Saum) che cercano di conciliare il proprio lavoro con i bisogni della famiglia formata da Brandon (figlio di Stef avuto nel primo matrimonio) e i due gemelli adottivi Jesus e Mariana.
Ben presto si aggiungeranno al contesto familiare Callie e Jude,due ragazzi in cerca di adozione che vengono affidati alla coppia.
Prodotto di sicuro impatto nel quale il caso ha voluto che le protagoniste siano due donne.
Disney,i heart you.