Monthly Archives: Luglio 2017

Gene (T.J. Miller) é un emoji, ossia una di quelle “faccine” con espressioni diverse che tutti noi abituati a comunicare attraverso gli smartphone o i social network utilizziamo per esprimere le nostre emozioni. Ma Gene é qualcosa di più: di facciata condivide la medesima espressione perplessa dei suoi genitori Mel Meh (Steven Wright) e Mary Meh (Jennifer Coolidge),  ma in realtà egli é capace di assumere anche altre espressioni.

Per la perfida Smiler (Maya Rudolph), a capo della gang di emoji presenti a Textopolis, città situata all’interno dello smartphone dell’adolescente Alex, questa capacità di assumere espressioni differenti altro non é che un’anomalia che andrebbe eliminata, soprattutto dopo uno spiacevole episodio che ha visto coinvolto un messaggio inviato da Alex ad una ragazza. Gene dovrà quindi scappare da alcuni bot che tenteranno di distruggerlo e allo stesso tempo dovrà cercare di capire se il suo “problema” può effettivamente essere risolto da alcuni hacker attraverso delle app.

The Emoji Movie é un film senza arte né parte, nato per celebrare una manìa collettiva ma finito per annoiare tutti. Operazione fallita su tutti i fronti: farcito di termini e riferimenti tecnici che i bambini non potranno mai comprendere a pieno, é invece ridicolo per il pubblico adulto.

Tutto nasce da una graphic novel di successo firmata Anthony Johnston (The Coldest City) e dalla volontà di portare finalmente sul grande schermo un agente segreto spietato, calcolatore e pronto a sporcarsi le mani, ma di sesso femminile. Basta relegare le donne dei servizi segreti a ruoli di mera cospirazione e seduzione, in Atomic Blonde una fantastica Charlize Theron vestirà i panni di un James Bond o di un John Wick, fedele alla causa e alla patria e pronta a tutto per completare qualsiasi missione.

La “città più fredda” a cui fa riferimento il titolo dell’opera a cui si ispira Atomic Blonde é la Berlino del 1989, una sola settimana prima che il celebre muro che la divideva in parte Est e parte Ovest venisse abbattuto. È un momento storico delicato, la Guerra Fredda sembra essere arrivata alla svolta definitiva e conclusiva, ed ogni agenzia governativa e di spionaggio tenta di risolvere le questioni ancora aperte, pronta ad approfittare di qualsiasi nuovo scenario venga a crearsi. I servizi segreti britannici inviano nella città tedesca il loro miglior agente, Lorraine Broughton (Charlize Theron), con l’incarico di recuperare a tutti i costi una lista degli agenti sotto copertura, che nelle mani sbagliate potrebbe compromettere non poco gli equilibri internazionali. Durante la missione, Lorraine farà la conoscenza di altre spie e di un agente indipendente, che agisce in completa autonomia, David Percival (James McAvoy).

David Leitch ci mette il cuore e tutta la sua esperienza di stuntman professionista nel confezionare una pellicola assai gradevole, ricca di azione e di ritmo, dove Charlize Theron sfoggia tutta la sua grinta e la sua propensione ai ruoli da dura. A rendere il tutto ancora più gradevole un uso sapiente uso di colori fluo in pieno stile anni ’80.

Abbandonato il sogno di diventare il Cattivo più Cattivo di tutti per amore della sua nuova famiglia, Gru lavora insieme alla moglie Lucy presso l’agenzia anti-cattivi AVL, sfruttando il suo talento e tutta la tecnologia più avanzata per catturare quelli che fino a poco tempo prima erano suoi colleghi criminali.

Cattivissimo Me 3 (Despicable Me 3) si apre proprio con la coppia in azione, intenta a catturare l’ex bambino prodigio della tv anni ’80 Balthazar Bratt. Ossessionato dalla brusca fine della sua carriera, Bratt é diventato negli anni sempre più ossessionato dal suo stesso personaggio e dal desiderio di ritrovare la fama perduta. Per un pelo Gru si lascia sfuggire il suo obiettivo e così la nuova direttrice dell’AVL Valerie Da Vinci ne approfitta per dettare la nuova linea dell’agenzia, licenziando in tronco entrambi.

Ma proprio quando Gru é in piena crisi esistenziale, viene a conoscenza dell’esistenza di un fratello gemello, che sua madre gli ha tenuto nascosto per precisi accordi con l’ex marito in fase di divorzio. Irrompe così nella sua vita Dru, identico a lui tranne che per la folta chioma bionda, l’ingente patrimonio (ereditato dal padre) e il forte desiderio di intraprendere la carriera criminale come il genitore ed il fratello. E sarà proprio per tentare di fermare di nuovo Bratt che i due fratelli si troveranno per la prima volta in azione insieme.

Il film é perfettamente in linea con i titoli che lo hanno preceduto: tante risate, una dose abbondante di buoni sentimenti e ciò che ha reso questa serie di film davvero diversa dalle altre: i simpaticissimi Minions.

Dopo il successo di Descendants, la Disney ripropone di nuovo il medesimo filone in un sequel dallo stesso titolo (appunto, Descendants) e con protagonisti sempre i figli di villain (i cosiddetti “cattivi”) di celebri film Disney, grandi classici compresi.

La vicenda si svolge poco tempo dopo la fine del primo film: ad Auradon è stato incoronato sovrano Ben (Mitchell Hope), figlio di Belle e del Re Bestia, mentre Mal (Dove Cameron), figlia di Malefica, al solo pensiero di diventare regina si lascia sopraffare dall’ansia. Dopo l’ennesima lite con Ben, la giovane decide di fuggire e raggiungere Dizzy (Anna Cathcart), figlia della Genoveffa di Cenerentola. Altrove, invece, le cose sembrano essere meno tranquille, in particolare Uma (China Anne McClain), figlia di Ursula, non riesce ancora a digerire la sconfitta subita e medita vendetta, in particolare nei confronti di Mal.

XXVIII Secolo: Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne) sono due agenti speciali del Governo dei Territori Umani. Il loro lavoro consiste nel controllare che venga mantenuto l’ordine nell’universo. Su ordine del loro diretto superiore, il Ministro della Difesa, i due iniziano una missione nella città intergalattica di Alpha, metropoli cosmopolita popolata da migliaia di specie aliene diverse. La multiculturalità acquisita ha permesso ad Alpha di prosperare velocemente, sfruttando sapere e tecnologia proveniente da ogni parte della galassia. Purtroppo però, non tutti i suoi abitanti sono animati da buone intenzioni e ben presto si scoprirà che ad essere minacciati saranno anche gli esseri umani.

Per l’estate 2017, Christopher Nolan si presenta al suo pubblico come autore e regista di Dunkirk, un film ambientato in piena Seconda Guerra Mondiale. Seguendo il trend degli ultimi anni, in cui Hollywood ripropone prepotentemente il film di guerra al grande pubblico, seppur scegliendo episodi specifici ed analizzandone personaggi e dinamiche piuttosto che una vittoria valorosa. Nolan sceglie di rappresentare un episodio che il cinema raccontò già nel 1958 ma che solo gli amanti della storia o gli studenti freschi di storia contemporanea ricorderanno nei dettagli: l’Operazione Dynamo.

Conosciuta anche come evacuazione di Dunkerque, l’Operazione Dynamo si svolse tra il mese di maggio e di giugno dell’anno 1940 e consistette nell’evacuazione via mare di centinaia di migliaia di truppe Britanniche ed Alleate (circa 400 mila) rimaste intrappolate sulla spiaggia, circondate dal mare e dalle truppe corazzate tedesche. 

Dopo aver lavorato sul progetto e sulla sceneggiatura per 25 anni, Nolan decide di raccontare i fatti seguendo tre diverse linee narrative: Molo, Mare ed Aria. La sua idea é quella di rappresentare tutta la tragicità di quei giorni, dalla consapevolezza del trovarsi in trappola, all’alternanza spasmodica della speranza della disperazione. Anche per enfatizzare questo turbinìo emotivo, si é scelto per uno dei ruoli principali un volto conosciuto ma non un attore professionista: quello di Harry Styles, idolo di milioni di ragazzine per la sua carriera di cantante pop.

Non aspettatevi un film dinamico e intriso di azione, se non nel momento drammatico in cui le operazioni di attraversamento del Canale della Manica vengono bruscamente interrotte da un bombardamento aereo tedesco o in poche altre scene, ma abbracciate l’idea di un racconto emozionale della tragicità della Guerra, dell’impotenza di tutti i soldati, sia dei veterani più addestrati che delle giovanissime reclute della British Expeditionary Force (B.E.F.) di fronte al mare, il loro nemico più ostile in quella situazione (sebbene le scogliere di Dover non fossero nemmeno troppo lontane e, anzi, anche visibili).

La sua scommessa con la critica, Nolan l’ha già vinta a mani bassi, collezionando critiche positive e recensioni affettuose sia dalla stampa che dai siti specializzati. Occorrerà solo confermare questi dati con gli incassi al botteghino. Si stima che il film, girato in gran parte in IMAX 70mm, sia costato 150 milioni di dollari, vedremo se ne incasserà almeno altrettanti.