Film

Batman: The Killing Joke

Per parlare di un film d’animazione tratto da un fumetto partiamo dalla matematica, in particolare da una proporzione. È questa infatti la premessa necessaria per affrontare The Killing Joke, uscito da poche settimane ma atteso come pochi altri titoli del suo genere. Negli anni di film di animazione con protagonisti gli eroi DC Comics ne abbiamo visti molti, tutti portati sullo schermo dalla Warner Bros, che ne detiene i diritti. Solitamente sono storie corali, che narrano eroiche imprese della Justice League o dei più acerbi Teen Titans. In The Killing Joke Alan Moore sconvolge ogni dualismo bene-contro-male e ci insinua nella mente un tarlo: Batman e la sua nemesi per eccellenza, il Joker, non sono poi così agli antipodi. Nella graphic novel illustrata magistralmente da Brian Bolland lo stesso criminale folle di Gotham ci spiega in poche battute questa teoria:

Ho dimostrato quel che volevo dimostrare. Basta un brutto giorno per ridurre l’uomo più equilibrato alla follia.

 

Quando Bruce Wayne ha avuto una brutta giornata, ha incanalato tutta la sua rabbia ed ha indossato il costume da pipistrello, assumendo il ruolo di vigilante mascherato, nel tentativo di riportare ordine nel caos. La brutta giornata di un anonimo ingegnere disoccupato con ambizioni artistiche da cabarettista lo ha invece portato alla più completa follia. Due modi diametralmente opposti di affrontare eventi avversi oppure solo uno dei due protagonisti è completamente onesto con se stesso?

Anche tu hai avuto un brutto giorno una volta, vero? Lo leggo in te. È bastato un brutto giorno per cambiare la tua vita.

Nel film non ci danno una risposta: entrambe le parti presentano le proprie ragioni attraverso uno scontro faccia a faccia rimasto nella storia, che tanto affascinò Tim Burton, prima di realizzare il primo Batman (1989) in cui il Joker-gangster interpretato da Jack Nickolson aveva la stessa genesi raccontata da Moore.

La trasposizione cinematografica di questa storia di poco più di 60 pagine può essere descritta come un’opera in due atti.  Nella prima parte scopriamo qualche dettaglio del rapporto mentore/allieva tra Batman e la giovane Batgirl (Barbara Gordon, figlia del commissario di Gotham City). Ci troviamo di fronte ad un prologo, una sorta di giustificazione per la rabbia di Batman di fronte all’aggressione di Jim e Barbara Gordon da parte del Joker, evaso da Arkham e deciso a dimostrare la sua tesi: chiunque è soggetto a diventare completamente folle, se spinto dagli eventi.

Nella seconda parte invece, in tutto e per tutto fedele al fumetto, ci viene sbattuta in faccia l’insana violenza cieca di Joker e dei suoi scagnozzi, che non esitano un minuto a fare irruzione in casa Gordon, rapire il commissario e ferire gravemente la giovane Barbara, il cui corpo ormai paralizzato dalla vita in giù viene anche violato (non ce lo fanno vedere ma ce lo fanno decisamente capire) con tanto di testimonianze fotografiche.

 

Toccherà all’Uomo Pipistrello vendicare l’amico e la giovane allieva, scegliendo se farlo seguendo la legge civile e morale o se lasciarsi andare a quella follia che lo renderebbe uguale al suo avversario.

Hai avuto un brutto giorno e ti ha fatto impazzire come sarebbe successo a chiunque altro.

Il film, animato secondo uno stile che ricorda l’iconica serie animata anni ’90 (cosa che ha fatto gioire in molti ma che ha provocato anche altrettante critiche), pecca molto nel raccontare una storia così forte in maniere fin troppo banale, presentando inoltre un prologo controverso e forse perfino inutile. L’incredibile performance di Mark Hamill come voce del Joker é invece il punto forte di The Killing Joke (l’attore aveva già prestato la sua voce al personaggio nella già citata serie animata), un film che in America é stato perfino vietato ai minori.

Noi ci sentiamo di consigliarlo.

Ecco quanto sono lontano, io, dal mondo normale, solo un giorno.

 

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