Ispirato alle opere di Stefan Zweig, Grand Budapest Hotel vede in Wes Anderson uno sceneggiatore, un regista ed un produttore veramente azzeccato.
Il regista americano dal nome nordico non è infatti nuovo al genere: commedie divertenti che raccontano una storia ingarbugliata e a suo modo avventurosa.
Questa volta la storia coinvolge un grande e variopinto (nei colori come negli ospiti) albergo, dove conosciamo il consierge, Monsieur Gustave, intento a soddisfare ogni capriccio delle attempate ricche signore e a raccontare le sue avventure ed i trucchi del mestiere al giovane Zero, suo amico e protetto.
Punto di forza del film è, come spesso succede con i film di Anderson, la caratterizzazione dei personaggi, che insieme alla spasmodica ricerca della teatralità perfetta, fatta di cambi di scena articolati, inquadrature ricercate e una quantità indecifrabile di citazioni a grandi film del passato, rendono questo film un gioiellino di tecnica e fotografia.
Gioiellino che però perde di brillantezza quando si tratta di tener viva l’attenzione sulla trama vera e propria. Inebriati dai colori e dalle superbe interpretazioni di tutti i protagonisti, si può far fatica a star dietro agli intrecci e alle mille disavventure tra cui il duo Gustave-Zero si troveranno a doversi destreggiare.
Se siete appassionati o semplicemente curiosi, potete dare un’occhiata al dietro le quinte degli effetti speciali di questo film QUI 🙂