Serie TV

Hand of God

Nell’anno passato Amazon aveva lasciato al proprio pubblico la possibilità di votare tra alcuni pilot in produzione il proprio preferito, perché sembrava che solo alcune delle idee sul tavolo del colosso internazionale sarebbero riuscite ad ottenere una stagione completa. Tra questi faceva già parlare di sé Hand of God, un drama di ispirazione politico-religiosa che prometteva atmosfere in stile Sopranos ed un pizzico di misticismo.

Quello che più mi ha incuriosito e spinto a seguire la serie è stato il duo di attori protagonisti, stra-visti e stra-amati già in molte altre occasioni: Ron Pearlman e Dana Delany. Due pezzi da novanta che da soli sarebbero in grado di far funzionare qualunque show, ma che trovano una sceneggiatura degna del loro talento, capace di valorizzarne al meglio capacità e presenza scenica.

La storia parte dal dramma personale e familiare del protagonista, il giudice Pernell Harris, che ha l’unico figlio in coma irreversibile in un letto di ospedale, in seguito al suo tentato suicidio. In un primo momento rassegnato, Harris inizia a frequentare un gruppo di preghiera in una piccola comunità locale e contemporaneamente inizia a sentire la voce di Dio, il quale gli parlerebbe tramite suo figlio. Oltre alle voci, Harris inizia anche ad avere delle visioni, che attribuisce sempre all’opera dell’Onnipotente, le quali sembrano indicargli la via per risolvere il crimine che ha spinto suo figlio a porre fine alla sua giovane vita. A quanto pare, infatti, Dio avrebbe scelto Pernell Harris come suo profeta, con il compito di ottenere quella giustizia che le forze dell’ordine sembrano non riuscire a garantire; in cambio, Egli farebbe risvegliare il giovane Harris dal coma.

Il Pernell Harris interpretato da Pearlman è un uomo disperato ma determinato, che utilizzerà gli stessi strumenti che da sempre ha usato per fare carriera e costruirsi l’aura di potere che lo circonda, per consegnare alla giustizia gli autori di una rapina con violenza sessuale annessa nei confronti della nuora Jocelyn. Poco importa se per ottenere questa giustizia Harris si circondi di criminali e giustifichi ogni tipo di violenza, compreso l’omicidio: è Dio che lo vuole.

Attorno a questa vicenda ruotano come satelliti molti altri personaggi e molte altre vicende, tra cui un torbido giro di speculazioni nell’ambito dell’edilizia, favori da riscuotere e anche un passato da voler riscattare a tutti i costi, come quello che tormenta il giovane pastore Paul, a suo modo responsabile della “conversione” del protagonista.

Una serie ben fatta e breve (10 episodi) che vi conquisterà poco a poco ma che non vi lascerà indifferenti.

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