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Vinyl

Mettevi comodi, perché dopo tanta attesa, è finalmente arrivato nelle case degli appassionati telespettatori americani Vinyl. La ricetta di questa serie prevede alcuni ingredienti assolutamente unici: Martin Scorsese, Terence Winter e Mick Jagger: il primo non ha certo bisogno di presentazioni, Winter è la mente dietro I Soprano e Jagger è semplicemente Mick Jagger, la personificazione del “sex, drugs & rock’n’roll”.

Nell’America di inizio anni ’70 Richie Finestra sta passando un periodo di crisi personale e creativa che rischia di compromettere tutto. La casa discografica che ha fondato e che lo ha reso ricco sfondato, la American Century sta per essere venduta alla tedesca Deutsche Grammophone, che però pone alcune condizioni, come ad esempio l’avere sotto contratto i Led Zeppelin. Non proprio nelle grazie di Robert Plant e soci, Richie dovrà trovare altre band da scritturare per convincere gli acquirenti e saldare così tutti i debiti della società. Ad aiutarlo sua moglie Devon, modella ed ex musa di Andy Wharol, gli amici e colleghi e l’ambiziosa assistente Jamie, forse il personaggio più interessante.

 

Ma è il 1973, la musica rock sta vivendo il suo periodo d’oro ma sta anche cambiando velocemente. Nuovi sottogeneri si affacciano all’orizzonte, rivoluzionando quella che quando Richie era solo agli inizi, era un genere riservato Chuck Berry o Elvis. Per raccontare questa storia di ambizione ed eccessi, Scorsese si mette alla regia come successo già con il pilot di Boardwalk Empire e confeziona un prodotto credibile ed affascinante, farcito di buona musica e riferimenti storici, perfettamente inseriti nella fedele ricostruzione dei colori e delle atmosfere dell’epoca. Un lavoro egregio, che avevamo avuto modo di apprezzare anche in altre produzioni HBO, e che è un punto di forza notevole di Vinyl, una serie che però conta soprattutto sull’apporto fornito da Jagger, la cui influenza è palpabile letteralmente ovunque, nel contributo al tratteggio delle varie personalità ai dettagli dei già citati eccessi.

E forse sarà proprio questo trio di illustri personalità e l’attenzione per la qualità che renderanno Vinyl diversa da altri format simili visti negli ultimi anni. Di certo è che Vinyl non è una serie per lo stesso pubblico di Nashville o Empire, ma nemmeno un’esclusiva per chi quegli anni li ha vissuti. In Vinyl il rock è tutto, e si incastra perfettamente con quanto raccontato: ogni scena ha la sua soundtrack perfetta, ogni emozione si sposa con un riff riconoscibile e passare dal glam rock al nascente punk è un attimo, il tempo di qualche battuta.

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