Lasciato il college prima della laurea, il giovane Angus MacGyver è la punta di diamante di un’organizzazione top secret governativa (DXS) con il compito all’apparenza impossibile di prevenire attacchi terroristici o crimini internazionali.
MacGyver è stato scelto per la sua intelligenza e la sua innata capacità di risolvere a suo favore ogni situazione, per quanto disperata, attraverso l’uso alternativo e creativo di oggetti di uso quotidiano.
Con lui, all’interno della task force con a capo la risoluta Patricia Thornton troviamo la sua fidanzata Nikki, abile hacker e l’ex militare e agente CIA Jack Dalton.
Il titolo e la trama ci riportano indietro di 30 anni, quando in America andò in onda per la prima volta la serie a cui questo remake vorrebbe rendere un degno tributo. Il biondo agente segreto non convenzionale e dai buoni sentimenti che risolveva ogni situazione disperata con graffette e coltellino svizzero é ora interpretato da Lucas Till, che in comune con l’attore originale ha una capanna di capelli biondi in testa. Affiancato dall’ex veterano di CSI George Eads, che sembra molto a suo agio nei panni dell’uomo d’azione, ci presenta un MacGyver moderno ed altezzoso, che non perde occasione per vantarsi delle sue doti e nel mostrare i suoi trucchetti anche quando non richiesto.
Fin da subito ci viene da storcere il naso di fronte ad un protagonista così egocentrico e vanitoso, che incarna un personaggio che era simpatico e geniale negli anni ’80 e che trasportato ai giorni nostri somiglia ad quel compagno di classe a cui piaceva mettersi in mostra e che odiavamo tutti.
MacGyver è quindi l’ennesimo tentativo fallito di questa televisione moderna senza idee originali di attirare pubblico puntando sui grandi nomi, sui ritorni eccellenti e tentando di ampliare l’audience con gli ex spettatori annoiati che rimpiangono la tv di un tempo. Esperimento fallito.