Monthly Archives: Giugno 2014

22 anni prima di A New Hope e subito dopo la fine degli eventi narrati in The Clone Wars del 2008 (in entrambi i casi parliamo di film, rispettivamente dell’episodio IV e II) riviviamo le adrenaliniche avventure spaziali del giovane Jedi Anakin Skywalker e della sua padawan Ahsoka Tano, impegnati a combattere per difendere la Repubblica.

Ogni episodio, della durata approssimativa di 30 minuti, ci racconta un tassello importante della cosiddetta Guerra dei Cloni: una battaglia o una spedizione verso pianeti lontani di diversi Jedi a capo di piccole guarnigioni di cloni soldato. Niente di troppo decisivo, perchè si deve pur sempre seguire la logica della saga cinematografica, e neppure nulla di drastico, solo un turbinio di spade laser e inseguimenti spaziali, durante i quali seguiremo l’evolversi del rapporto tra la giovane padawan e il suo giovane maestro.

La trama riprende le vicende narrate nella serie omonima di soli pochi anni precedente, molto breve, e strizza l’occhio ad un pubblico molto più giovane rispetto alla media dei fans delle due trilogie. In onda su Cartoon Network fino alla sua  sofferta cancellazione, la serie è servita a dar risalto a trame e personaggi minori piuttosto che approfondire la caratterizzazione dei protagonisti della saga, di cui sapevamo già l’evoluzione.

Jane Rizzoli (Angie Harmon) e Maura Isles (Sasha Alexander), detective della Polizia di Boston la prima e medico legale la seconda, hanno due personalità totalmente agli antipodi; tanto no-nonsense è Jane quanto cervellotica e cavillosa è Maura.
Sono legate però da una profonda amicizia (c’è chi sostiene anche qualcosa in più, sebbene il cast è la produzione spergiurino che non ci hanno pensato nemmanco lontanamente), vero motore di una serie puramente crime che ormai,dopo cinque serie, sta perdendo il proprio smalto ed è costretta a rincorrere casi sempre meno interessanti e storyline abbastanza trite e noiose.
L’ensemble dei personaggi è comunque ancora un’arma vincente e che richiama ogni settimana gli spettatore.

© immagini:http://tvfilmnews.com/category/rizzoli-and-isles/page/3/

Ennesimo medical drama che vede come protagonisti bellocci dottori tormentati e dottoresse da passerella, che non ci racconta assolutamente nulla di nuovo.

Conosciamo la squadra di medici del turno di notte dell’affollato pronto soccorso del San Antonio Medical Center di Albuquerque, vicino ad una base militare – ci dicono.
Sempre di corsa e tra mille emergenze, c’è chi litiga con il capo per questioni amministrative, chi nasconde storie clandestine con un collega, chi cerca di far carriera alle spalle di altri e chi subisce scherzi solo perché l’ultimo arrivato.

Una serie che non è né carne né pesce e che cerca disperatamente di conquistare gli appassionati del medical drama nostalgici di ER ma che strizza l’occhio alle tematiche gossippare di un Grey’s Anatomy.
Evidentemente in America i medici sono per forza stronzi ma geniali e le donne hanno tutte almeno un amante nel luogo di lavoro, il che inevitabilmente si traduce in tensioni e segreti, da gestire insieme ai pazienti più problematici.

La NBC aveva scartato in passato questo progetto, resuscitandolo solo di recente, ma considerato l’alto tasso di presenza di dottori televisivi e il fatto che ormai tutto sa di deja-vu, compreso il militare tutto d’un pezzo omosessuale e il tormentatissimo ex medico al fronte, riteniamo che fosse la decisione iniziale poteva essere quella giusta.

Fastidiosissimo inoltre, il tentativo della NBC di pubblicizzarci questa serie come adrenalinica, soprattutto attraverso delle immagini promozionali che nemmeno gli X-men avrebbero avuto.

© immagini: http://www.filmforlife.org

Il caso delle continue morti apparenti di The Killing (più volte cancellato e poi riesumato)  o della bella novità Broadchurch – entrambi format importati e riadattati dai network americani – stanno portando i crime verso una nuova direzione. Le puntate stand alone autoconclusive stanno lasciandoci il passo ai singoli articolati casi seguiti per l’intera stagione.
Se il caso parte col botto, ci si aspetta grandi cose, si seguono le indagini speculando di volta in volta, si segue l’avanzare delle frustrazioni dei detective o i giri di parole dei legali.
Qui peró il botto non c’é stato, ci sono due casi apparentemente distinti con un denominatore comune. Un tossicodipendente ed una giovane assistente di volo vengono assassinati a poche ore di distanza l’uno dall’altra e l’unica cosa che hanno in comune è il giovane e ambizioso Erich Blunt, novello Zuckemberg, ultimo prodigio dell’informatica in ordine di tempo.
Ai detective della polizia di San Francisco le coincidenze non piacciono, così iniziano le indagini, che andranno avanti per tutti i 10 episodi che compongono la prima stagione.

Un solo caso, dunque, che seguiremo parallelamente alle vicende personali dei protagonisti, che ovviamente non potevano essere poliziotti sedentari e pigri ghiotti di ciambelle, ma sono una neo-divorziata mamma bionda e iperattiva (Ispettore Hildy Mulligan) ed un marito devoto con moglie malata di cancro all’ultimo stadio (ispettore Terry English).

Niente di particolarmente eccitante, sicuramente degli spunti interessanti, ma da vedere se avete finito tutto il resto.

Se foste un deputato del Congresso degli Stati Uniti, Capogruppo del vostro partito, se aveste organizzato la campagna elettorale, preso accordi, fatto promesse, concertato gli uomini più potenti per porre alla Casa Bianca l’uomo designato.
E se dopo tutto questo il neo Presidente degli Stati Uniti non vi concedesse quell’unica carica che vi aveva promesso?
Come reagireste al tradimento che non potete (e non avete interesse) a denunciare?

Frank Underwood ha un suo modo particolarmente oculato e paziente di risolvere le questioni. Un modo strisciante fatto di strette di mano e sorrisi. Ha così inizio un cammino di segreta e calcolata vendetta, volta a distruggere gli uomini del partito (ma mai il partito di cui anche lui fa parte) con l’aiuto della giornalista rampante Zoe, dell’altrettanto determinata moglie Claire, di tutto lo staff del proprio ufficio e di ogni singola persona atta a perseguire lo scopo.

Tutto perfettamente legale, o quasi.

Immergetevi nel mondo di House of Cards e scoprite anche voi che “La Democrazia è sopravvalutata”.

Revolution parte da un incipit molto interessante ed abbastanza innovativo : cosa succederebbe se all’improvviso tutta la terra fosse privata dell’elettricità? Ovviamente sarebbero necessarie numerose modifiche allo stile di vita a cui siamo abituati e difatti,nella serie viene prospettato un mondo distopico che assomiglia molto al Far West senza pistole e cappelli da cowboy.
Questo nuovo mondo è dominato dalla milizia della Repubblica di Monroe ( il cattivone della prima stagione) il quale ha lo scopo neanche tanto segreto di capire perchè l’elettricità è sparita e come farla tornare,ma solo per i suoi scopi di dominio.
Cercheranno di fermare le sue idee da Darth Vader un gruppo di sprovveduti malmessi che per la maggior parte del tempo corrono solo a destra e sinistra senza un vero scopo.
Se c’è una cosa nel mondo telefilmico che mi fa incacchiare è l’allegro massacro di  una trama  accattivante con storyline idiote e approcci tra i vari personaggi stile Casa della Prateria,per non parlare della semplice mancanza di struttura di molti episodi.
Il mistero del blackout viene spiegato in dettaglio nella prima stagione, la seconda vede i protagonisti saltellare allegramente tra i campi senza un motivo valido cercando ogni tanto di far fuori qualche Patriota.
Nessuna sorpresa sulla sua cancellazione (e voci di corridoio mi dicono anche che il finale sia stato molto deludente).
Un’occasione perduta,decisamente.

Quando il piccolo Jacob Langston ( Landon Gimenez ),morto in un incidente fluviale vent’anni prima,si risveglia in una zona sperduta della Cina dei giorni nostri,Arcadia,sua città natale,comincerà ad accumulare fatti inspiegabili che sembrano essere ricollegabili proprio al ritorno di Jacob. Nel frattempo altre persone morte in anni e modalità differenti,si risvegliano (giuro non sono zombie…) disorientate e senza consapevolezza della propria morte. L’agente Martin Bellamy ( Omar Epps) aiutato dalla dottoressa Maggie Langston (Devin Kelley ) tenterà di fare luce sulla vicenda. Incipit sicuramente datato ed utilizzato in tutte le salse,risulta piuttosto noioso e gratuitamente strappalacrime.

Il Dottor Daniel Pierce ( un sempre affascinante Eric McCormack) è un professore di neurologia e neuroscienziato afflitto da una grave schizofrenia, condizione mentale che però non gli impedisce di divenire un indispensabile consulente del Federal Bureau of Investigation ed anzi, garantendogli una prospettiva del mondo fuori dal comune,spesso gli permetterà di risolvere anche i casi più complicati.
Serie tipicamente estiva ( la terza stagione infatti inizierà a breve) ha però dalla sua un carismatico ed adorabile protagonista che riesce a rendere godibili anche gli episodi più prevedibili (e sono tanti).
Consigliata a chi ama il genere crime con puntate auto-conclusive e nessun tipo di trama orizzontale.